lunedì 24 settembre 2012

Lo strano caso

Per Holden Caulfield, i libri che ti lasciano proprio senza fiato sono quelli che, quando li hai finiti di leggere, vorresti che l'autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira. A me piacerebbe fare una telefonata a Mark Haddon. Perché nel suo romanzo The Curious Incident of the Dog in the Night-Time - in italiano Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte - ha inserito la dimostrazione di un teorema. Ardito, no?
Haddon dà voce direttamente al protagonista, Christopher Boone, un ragazzino con la sindrome di Asperger. Il libro è il racconto che Christopher sta scrivendo, e per questo è pieno di bizzarrie, come scarabocchi di costellazioni che diventano dinosauri, o cartine superdettagliate dello zoo. E di un sacco di matematica.
And I was going to write out how I answered the question except Siobhan said it wasn't very interesting, but I said it was. And she said people wouldn't want to read the answers to a maths question in a book, and she said I could put the answer in an Appendix which is an extra chapter at the end of a book which people can read if they want to. And that is what I have done.
Chi fa divulgazione scientifica è attento a non spaventare il pubblico con i tecnicismi. Ad esempio, nel suo famoso A Brief History of Time, Hawking racconta di aver ascoltato il monito di chi diceva che ogni equazione avrebbe fatto dimezzare le vendite. Il piccolo Christopher, con la sua disarmante appassionata spontaneità, ha mostrato che questo non è necessariamente vero. Anche se...
Ecco, se si potesse, farei un colpo di telefono a Haddon e gli chiederei come mai ha deciso di relegare la dimostrazione nell'appendice. Un semplice espediente per non appesantire la narrazione? E se non fosse stata una sua scelta? E se fosse stato pure lui costretto dalle solite logiche editoriali e commerciali?
O forse lo inviterei semplicemente a parlare un po' dell'interessantissimo, strano caso davanti a una tazza di tè!

martedì 18 settembre 2012

Trent'anni metropolitani a Londra

No, purtroppo non ho vissuto trent'anni a Londra, però ho festeggiato lì il mio trentesimo compleanno! Ci ho passato un fantastico week-end e, visto che mi piace camminare, la sfida di sabato è stata fare un bel giro senza prendere la Tube. Idea bizzarra che mi ha procurato grandi dolori ai piedi (su cui non mi soffermerò) e mi ha convinto che Londra non sarebbe Londra senza la sua metropolitana, che in un certo senso è uno strato della città, ne fa parte.
La metropolitana è inestricabilmente legata alla sua mappa, nella nostra testa le due cose diventano quasi una sola.


Ed è incredibilmente semplice da usare! Davanti al cartellone, mentre tutti mi dribblavano e mi dicevano sorry, sono riuscita a capire in fretta come andare dove volevo andare. Un miracolo, considerando la mia inettitudine nel consultare le cartine. Per il quale, a quanto pare, devo ringraziare Harry Beck, disegnatore di circuiti elettrici per professione ma evidentemente appassionato di grovigli in genere. La sua intuizione è consistita nel modificare la mappa tradizionale, molto fedele al territorio, per favorirne la leggibilità. L'ordine delle stazioni su ogni linea è stato mantenuto, così come il modo in cui le linee incrociano il Tamigi. Ma i percorsi sono stati "raddrizzati", e tratti più brevi sulla mappa non corrispondono più necessariamente a tratti realmente più brevi. In altre parole, la mappa preserva gli aspetti topologici, come l'ordine delle stazioni, e tralascia quelli metrici, come le curvature e le distanze. Questa è una tecnica molto usata in matematica quando si vogliono studiare le proprietà fondamentali di un oggetto geometrico senza perdersi nei dettagli, ed è stata una piacevole sorpresa vederla applicata anche in un aspetto della vita di tutti i giorni.
E se avessimo fretta e volessimo trovare il percorso più breve? La mappa di Beck va bene per capire le connessioni tra le stazioni, ma in questo caso non può aiutarci. (Anche se molti ci cascano.) Recentemente Tom Carden, un designer appassionato di matematica, ha proposto una soluzione alternativa: una mappa diversa in ogni stazione, che traduce in lunghezza la quantità di tempo necessaria per raggiungere le altre. Che ne pensate?