domenica 6 gennaio 2013

Pizza da asporto

Pensate che la pizza buona si mangi solo in Italia? A due passi da dove abito ora sono riuscita a scovarne una che, quando sono tornata dai miei per Natale, devo dire mi è mancata. Il mio nuovo pizzaiolo di fiducia è un Pakistano. Almeno credo. La verità è che né io né lui abbiamo un inglese particolarmente fluent, e a volte è un po' difficile comunicare. Di sicuro ho rinunciato a capire quale sia il suo nome. A casa lo chiamiamo semplicemente Gino.
La domenica Gino ci prepara la nostra "extra large hot vegetarian" (per due), e ce la presenta già tagliata. Il che è molto gentile da parte sua, ma ci lascia con il problema di come spartirci equamente le fette.
Se la pizza è stata divisa con quattro tagli - quindi in otto fette - che passano tutti per lo stesso punto, la soluzione è sorprendentemente semplice. Basta scegliere un verso, orario oppure antiorario, e procedere prendendo una fetta ciascuno. In questo modo mangeremo entrambi la stessa quantità di pizza. E non serve nemmeno che il punto sia il centro!



La strategia funziona anche se la pizza è stata tagliata sei volte, oppure otto, dieci, e così via. Ma potrebbe fare cilecca altrimenti.
Vi state chiedendo come faccio a saperlo? I matematici hanno lavorato al Pizza Theorem per più di quarant'anni, a partire dai lavori seminali di Leslie J. Upton e Michael Goldberg, fino al più recente articolo di Rick Mabry e Paul Deiermann, il quale contiene numerose varianti che riguardano anche crosta e mozzarella.
A dire il vero, il nostro risultato vale se la pizza è perfettamente rotonda e i tagli formano angoli tutti uguali. Certo queste ipotesi non sono mai esattamente soddisfatte nella vita reale, ma iniziare con il piede giusto e scegliere un numero opportuno di tagli non guasta.
Adesso, però, ho io una domanda: come glielo spiego a Gino?

1 commento:

  1. Se vuoi che la pizza continui a preparartela buona, consiglio di non spiegarglielo! ;-) Gino international, comunque! Baci tati!

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