martedì 30 aprile 2013

Il lavoro più bello del mondo

Nel 2009 il Tourism Queensland ha indetto il concorso The Best Job in the World per un posto da guardiano su Hamilton Island, un'isola della grande barriera corallina. Tra circa 35 000 aspiranti, a spuntarla è stato Ben Southall, un inglese di trentaquattro anni che si è ritrovato a trascorrere sei mesi in un paradiso tropicale, lavorando tra koala e canguri, dormendo in resort a cinque stelle, e per di più con uno stipendio niente male.
Non tutti però la pensano allo stesso modo. Nello stesso anno CareerCast.com, un portale dedicato al mercato del lavoro statunitense, ha pubblicato una classifica delle cento migliori professioni del momento. Al primo posto c'era il Matematico, e alcune delle posizioni di rincalzo erano occupate da professioni affini, come l'Attuario e il Software Engineer. La classifica è stata aggiornata negli anni successivi e i risultati sono stati essenzialmente confermati.
I criteri di valutazione comprendono non solo il salario medio e le prospettive di carriera, ma anche la piacevolezza dell'ambiente di lavoro e l'assenza di stress. Tuttavia su un articolo di commento pubblicato da The Wall Street Journal i matematici intervistati ponevano l'accento su un aspetto meno quantificabile: il piacere che si prova nel risolvere i problemi.
E tra i problemi che stanno cercando di risolvere i matematici dell'IBM ce n'è uno che potrebbe avere ripercussioni positive sul lavoro di tutti noi. Partendo da una lista di posizioni aperte da una parte, e una di professionisti dall'altra, il progetto Optimatch cerca di distribuire in maniera ottimale il lavoro in base alle competenze, disponibilità e aspirazioni del personale. Per destreggiarsi tra una gran mole di dati, vincoli e obiettivi, sono utilizzate tecniche di constraint propagation - e possibilmente un paio di supercomputer.
Per ora Optimatch è stato utilizzato con successo all'interno della stessa IBM, e c'è da scommettere che in futuro troverà applicazioni più ampie. Se non vi va di aspettare, potete sempre tenere d'occhio il sito di Tourism Australia, che di recente ha riproposto la campagna The Best Jobs in the World. Ma non è tutto oro quel che luccica. Durante la sua avventura, Ben Southall ha dovuto lavorare 19 ore al giorno ed è stato pure punto dal temibile Irukandji jellyfish. Poi non dite che non vi avevo avvertito...

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